di Sandro Petrollini
In Umbria ci arrivi soltanto se lo decidi, oppure perché sbagli strada. Lontana dal mare e fuori dalle grandi vie di comunicazione, è un fazzoletto di terra benedetta dal Cielo: praticamente non c’è chilometro senza una chiesa, una torre, una fortificazione, un’edicola votiva, un affresco, una città etrusca e soprattutto medioevale. Come un vulcano, nel corso dei secoli, l’Umbria ha eruttato zampilli di arte fino a diventare, subito dopo la rivoluzione pittorica di Giotto, una sorta di Silicon Valley del Rinascimento: il Perugino ed il Pintoricchio innanzitutto, ma poi uno stuolo di artisti della cosiddetta scuola umbra.
Il Centro di giornalismo si trova alla periferia di Perugia, a poche decine di metri dal fiume Tevere. Il Tevere, prima di snodarsi tra le meraviglie di Roma, attraversa l’Umbria. Alla sua destra si insediarono e si svilupparono gli Etruschi; alla sua sinistra si irradiò Roma ed esplose il meglio del Medioevo. Ed alla sua destra si trova Perugia con l’Arco etrusco, la Rocca Paolina, la ricchissima Galleria nazionale d’arte, le stradine che si inerpicano sull’acropoli; così come Orvieto, con il suo splendido duomo e il pozzo di san Patrizio, l’unica città umbra sfiorata dall’autostrada.
Alla sinistra del Tevere, in un raggio di 50 chilometri, si incontrano cittadine mozzafiato e paesini incollati alle cime delle colline che offrono immagini di mille anni fa. Ecco Assisi, patria di san Francesco (patrono d’Italia) e di santa Chiara, con le sue suggestioni francescane: la basilica con il ciclo giottesco, la chiesa di san Damiano, la Porziuncola, la chiesetta di Rivotorto; ma anche con le piazze, i palazzi e le strade che sono per lo più le stesse di quando Francesco saliva a cavallo per le guerre contro Perugia.
Ecco Spello, alle pendici del monte Subasio, che ti accoglie come un grande presepe: colonia romana, offre l’anfiteatro, le torri di Properzio ed i mosaici di una villa romana, ma soprattutto un reticolo di viuzze medioevali arricchite da perenni addobbi floreali. Qui vanno matti per i fiori, tanto da raccoglierli sul monte ed essiccarli per poi, nella notte del Corpus Domini, farci un tappeto lungo la strada principale per il passaggio della processione. E’ il trionfo dell’Infiorata.
Ecco Trevi, appesa alla montagna come un quadro su una parete, così struggente da indurre Giacomo Leopardi a dedicargli una poesia: “Trevi la città d’aerei tetti”. E, poco dopo, le fonti del Clitunno: un piccolo dedalo di torrenti osannati da Giosuè Carducci.
Ecco Spoleto, cuore per tanti anni dell’Umbria dello Stato Pontificio, dopo essere stata Longobarda ed essere stata distrutta dal Barbarossa, con piazza Duomo, la Rocca albornozziana e il ponte delle Torri (acquedotto romano).
Poco più lontano si snoda la Valnerina, un gola lunga molti chilometri che porta fino alle Marche ed al mare, nel cui cuore regna Norcia, patria di san Benedetto (patrono d’Europa) e capitale indiscussa del tartufo nero. In questa valle, poco dopo l’anno Mille, si insediarono monaci ed eremiti. Vicino a Preci, c’è l’abbazia di sant’Eutizio, una delle più importanti costruzioni benedettine dove nel milleduecento si sviluppò una scuola chirurgica affermatasi in tutta Europa.
A Nord di Perugia, sempre nel raggio di 50 chilometri, Città di Castello con il museo Burri, uno zampillo d’arte moderna nel cuore del Medioevo. E soprattutto Gubbio, con il palazzo dei Consoli, il più grande quartiere medioevale esistente e la ceramica; ma anche con la Corsa dei Ceri, la corsa più pazza del mondo che si svolge ogni 15 maggio e che neppure la prima o la seconda guerra mondiale sono riuscite a far sospendere.
In questo raggio di 50 chilometri da Perugia, si incrociano borgate e cittadine che formano un mosaico sempre sorprendente per ciò che offrono. Come i paesi che si affacciano sul lago Trasimeno, ai confini con la Toscana: Paciano, Panicale, Castiglione del lago, Passignano, Tuoro. E il Trasimeno ha scritto pagine di storia: qui passarono i Galli di Brenno per andare a saccheggiare la giovane Roma; qui Annibale, con i suoi elefanti, distrusse l’esercito romano e stanno affiorando reperti archeologici importanti.
In questo mosaico intorno a Perugia, i cui spicchi più volte compaiono nella Divina commedia di Dante Alighieri, spiccano centri come Bettona, dirimpettaia di Assisi, l’unica zona dove si inoltrarono gli Etruschi al di qua del Tevere. O come Montefalco, con il ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli, dove amava fare un salto Gabriele d’Annunzio quando si rifugiava in un alberghetto di Assisi con Eleonora Duse e che gli dedicò una lirica contenuta ne “Le città del silenzio”; e sul quale Herman Hesse ha scritto nel 1907 un godibilissimo affresco.
O come Bevagna, altro nido medioevale, che suggestionò Curzio Malaparte per un particolare tuttora esistente: un grandissimo numero di abitanti ha ancora oggi nomi greci e romani; per cui è facile sentire rimbalzare da finestra a finestra, da bottega artigiana a trattoria, saluti del tipo: “Buongiorno Osiride”, “Buongiorno a te, Alibrando”, “Salutami Dionilla”, “E tu Anassagora”.