La rete non è soltanto uno sconfinato territorio di ricerca di informazioni o di socializzazione. Per tanti è anche uno strumento di lavoro. Ma se sei nella rete, e vuoi socializzare, condividere, dire la tua o vendere un prodotto (editoriale e no), deve farti riconoscere: devi costruirti un Personal Branding. Insomma, devi diventare (e i puritani storceranno il naso) una “marca”. “Fai di te stesso un brand” di Riccardo Scandellari è un libro che si occupa di questo: anzi è un vero e proprio manuale, una miniera di grandi e piccole istruzioni, per “costruire una forte identità online”. Pubblicato da Dario Flaccovio Editore (www.darioflaccovio.it), il testo non scende negli aspetti tecnici (ci sono tanti libri che spiegano come configurare una pagina Facebook o Twitter o come aprire un blog) ma illustra quello che avviene dopo: spiega cioè come sfruttare le potenzialità dei maggiori social network per affermare la propria identità online, insegna a utilizzare al meglio il proprio blog per “creare un’immagine chiara e coerente” e “mettere le basi per crearsi un seguito e amministrarlo”. L’autore, il ferrarese Roberto Scandellari, giornalista e creativo (il suo sito è www.skande.com) si occupa di web dal 1998, e con Rudy Bandiera (che ha curato la prefazione del libro) ha fondato l’agenzia NetPropaganda. Da “Fai di te stesso un brand” pubblichiamo alcune preziose “istruzioni” di base.
di Riccardo Scandellari
C’è una ricetta per la visibilità online. Semplificando al massimo, gli ingredienti base sono due: identità (personale o aziendale) e contenuto. L’identità è definita come Brand Identity se sei un’azienda o Personal Branding se sei una persona: è un fattore da studiare e non lasciare al caso perché potresti rendere meno efficaci i contenuti di qualità che andrai a creare.
I contenuti possono essere testuali o visuali (foto e video) e sono quelli che faranno parlare di te creando interesse verso la tua persona e di conseguenza verso i tuoi prodotti e servizi.
Il contenuto di qualità è la vera colonna portante per il successo dei siti web e nella comunicazione sui social media. Analizziamo quali sono i cinque requisiti e competenze per ottenere il successo professionale in questo settore.
Ecco ciò che servirebbe:
ABILITA’ DI SCRITTURA – I lettori scelgono il tuo contenuto perché è interessante, ironico e anche un pochettino furbo. Chi ti legge pensa di ottenere un ritorno di tipo conoscitivo e culturale, per quello ti leggono, dovrai tenerne conto dal titolo in poi.
SVILUPPARE LE TUE CAPACITA’ DI RICERCA ONLINE – Ovviamente non sai di qualsiasi argomento; la capacità di scrivere del tema trattato, per te o per un tuo cliente, con competenza, dovrà sottostare ad un lavoro di ricerca di informazioni accurata. Nello scrivere dovrai tenere conto del pubblico di riferimento e farti la seguente domanda: “cosa interesserà ai potenziali lettori?”.
IMPARARE A SFRUTTARE STRATEGICAMENTE I SOCIAL MEDIA – Inutile girarci attorno: finito il lavoro contenutistico, lo si deve supportare con una buona azione di PR online, individuare gruppi e community su Linkedin, Facebook e Google+. Crearsi un network di amicizie più autorevoli possibile ben disposte a darsi una mano reciprocamente. E sfruttare ogni piattaforma sociale al meglio, seguendo le caratteristiche più congeniali alla viralizzazione del contenuto (es. gli hashtag per Twitter, le foto per Facebook, ecc., ci sono migliaia di trucchetti).
DIVENTARE UN BLOGGER – Con il termine blogger si intende una persona capace di: saper utilizzare una piattaforma WordPress (o equipollente), associare immagini pertinenti ai testi, titolare e valutare la notiziabilità di un argomento. Inoltre dovresti saper variare la grafica e il layout in modo da ottenere la massima resa di lettura e condivisione. Questo elemento non è di secondaria importanza: ho visto troppi blog con ottimi contenuti e pessimi template che non favorivano il lettore.
SAPER OTTIMIZZARE IL CONTENUTO IN CHIAVE SEO – A mio avviso, questo è il punto meno importante, a meno che il tuo template non sia stato fatto in modo da bloccare i motori di ricerca e non abbia una struttura adeguata rispetto a ciò che Google richiede. A chi me lo chiede, consiglio sempre di pensare soprattutto ai lettori e curarsi in un secondo momento del posizionamento. Crea una buona base di lettori che ti apprezzerà per i buoni contenuti, il posizionamento verrà da sé.
Il curatore di contenuti è un mestiere in rapida ascesa e il compenso economico varia indicativamente dai 20.000 euro annui per una figura junior a 35.000/40.000 euro per un senior.
In linea di massima, il compenso rispecchia gli stessi livelli di un grafico in una normale agenzia di comunicazione. Per il 37% dei marketer, i blog aziendali sono una sorta di valore aggiunto alla loro comunicazione. L’avere incorporato un blog può generare al sito fino al 55% di visite in più, accrescere fino al 97% di link in ingresso e aumentare il numero di pagine indicizzate del 434%. Questi sono i dati pubblicati dall’azienda inglese Content Plus.
Un blog costantemente aggiornato con notizie e informazioni crescerà di volume, qualità e reputazione e attirerà i lettori che a loro volta ne condivideranno il contenuto. I blog di altri settori si collegheranno al tuo sito aumentandone l’autorevolezza. Le pagine di un blog hanno l’87% in più di link in ingresso rispetto alle pagine statiche del sito e sono il 63% più efficaci per influenzare le decisioni di acquisto. La lettura dei post riesce a generare un atteggiamento positivo verso la marca che dimostrerà di sapere dell’argomento che tratta. Il blog aumenta l’efficacia delle strategie di marketing sui social media e sfruttandolo come fulcro, nelle comunicazioni sociali, può essere utilizzato per misurare l’efficacia del ritorno e nella generazione di contatti.
Content marketing: un modo di creare e condividere contenuti per promuovere un’idea, coinvolgere un pubblico e spingerlo a compiere l’azione. Si tratta di un approccio integrato e mirato al marketing, che ha al centro contenuti di qualità.
Il content marketing aumenterà la tua visibilità e reputazione, facendo percepire il tuo valore. E’ il miglior modo per aumentare le possibilità di ottenere lavoro, contatti e proposte.
Il tuo nome è il tuo marchio
Dovrai tendere a separarti dalla massa senza nome, costruendoti un’identità distinta, distinguibile e promuovendo il tuo nome attraverso una strategia su tutti i media che andrai ad adottare. La strategia è fondamentale perché dovrai porti un obiettivo o più obiettivi e lavorare per realizzarli:
- Fissa target realistici, come: aumentare le visite al blog o ottenere un certo numero di condivisioni e conversazioni
- Trova la tua nicchia: se hai una particolare idea politica o un settore professionale in cui vuoi importi cercando di parlare e soprattutto raggiungere il tuo pubblico naturale
- Individua le piattaforme sociali più adatte. Guarda l’attività all’interno di questi social per determinare se sono appropriati alle tue esigenze e se ci sono gruppi o community di cui fare parte con i tuoi contributi
- Interagisci con gli influencer del settore. Scoprirai velocemente che anche per il tuo campo esistono persone più in vista e dalla grande visibilità. Se riuscirai nel tempo a farti apprezzare e interagire con essi, ti sarà più semplice accrescere la fama e la stima verso il tuo operato e i tuoi contenuti.
Un’immagine riconoscibile
Hai capito che il contenuto sarà l’arma per poter creare interesse verso te o la tua azienda, quindi veniamo al secondo ingrediente della ricetta della visibilità in rete: la tua immagine!
So benissimo che non ci si dovrebbe mai fermare alle apparenze, ma purtroppo sono loro a dettare legge. Per l’azienda è più semplice: di solito, l’immagine con cui farsi riconoscere è il logo, alcuni ne hanno di terribili ma se lo studio grafico che l’ha creata è fatto da gente serie e preparata, si avrà a disposizione qualcosa che è già riconoscibile e che fa parte di tutta l’immagine coordinata che fornitori e clienti sanno distinguere a prima vista.
La cosa è diversa se sarai tu a metterti in gioco con una operazione di personal branding per aumentare la tua reputazione in rete. In questo caso l’immagine è la tua immagine, è una delle poche cose che, almeno all’inizio, si ricorderanno di te. La tua foto è la cosa che rimarrà in memoria maggiormente. A un head hunter distratto oppure a un manager frettoloso nel valutare fornitori, collaboratori o consulenti con buona percentuale, quello che gli rimarrà impresso di te passerà attraverso la tua foto.
Ho migliaia di professionisti collegati a me su Linkedin e ogni volta mi stupisco dell’unica immagine consentita a corredo del profilo. Alcune di esse sono veramente incredibili: c’è chi posta la foto vestito da crociato (immagino sia stata fatta ad una rievocazione storica), chi la foto del cane o gatto di famiglia, chi posta la foto del figlio oppure una divertente polaroid scattata quando era bambino sporco di cioccolata, alcuni monumenti storici e simboli di partito; oppure simboli contro la caccia, per la pace, contro la guerra, per la legalizzazione delle droghe leggere e altre amenità inqualificabili.
Non servono particolari sforzi artistici: si tratta di una foto sola che ritrae in primo piano, magari in giacca e cravatta (per gli uomini), mentre le donne hanno qualche libertà in più, ma non troppe e mi raccomando senza occhiali da sole.
Nella foto dovrai apparire sorridente, ma non troppo e trasmettere sicurezza e simpatia (per quanto è possibile).
Alcune eccezioni sono consentite: chi fa un lavoro creativo, oppure basa il suo personale branding su un’immagine particolare già riconosciuta in altre piattaforme o blog potrà riproporla in modo da essere subito riconoscibile. Alcuni non mettono la foto: se sei preoccupato per la tua privacy, allora il web non fa per te.
Oltre alla foto serve anche una bio
E’ stato scritto tanto su come aumentare il numero di fan follower e seguaci sulle varie piattaforme sociali.
Una delle componenti primarie che fa sì che gli utenti siano invogliati a seguirci è la “bio”, quei pochi caratteri che dovrebbero rappresentarci e che sono sempre troppo pochi per dire tutto quello che vorremmo. Tanto pochi ma tanto fondamentali per dare la prima impressione di noi stessi e di cui non siamo mai stati appagati. La mini bio la troverai su Twitter, Instagram e una cosa simile chiamata “titolo” sotto il tuo nome in Linkedin. Dovrai farti bastare 160 caratteri per spiegare in modo sintetico cosa stati facendo, oppure chi sei.
Alcuni consigli su cose da evitare assolutamente:
- Non scrivere come un adolescente, i caratteri sono pochi ma abbastanza per scrivere parole senza inutili abbreviazioni
- Cercare il più possibile di evitare di scrivere cose esagerate come “sono il guru del web” o “il migliore pizzaiolo di Napoli”, specie se non è vero. Verresti preso per spammer
- Non lasciarlo vuoto. Potrebbero pensare che non hai idee
- Sfidare chi inciampa nel tuo profilo con frasi tipo: “seguimi se hai il coraggio”, sono simpatiche ma otterrebbero l’effetto contrario
- Non è il luogo giusto in cui scrivere citazioni famose
- Non copiare le bio di altri, magari leggi quelle dei personaggi che più ti piacciono per ispirarti, ma non fare copia e incolla
Ricordati che alla gente piace seguire tre tipi di account:
- Chi ha interessi simili
- Quelli da cui possono imparare qualcosa
- Persone famose o fonti di notizie
Cosa scrivere nella bio
Vediamo cosa scrivere per attirare un pubblico giusto per te. La tua professione, se ti occupi di vini o di automobili dovrai inserire un riferimento a questi settori. Inserire le aree di competenza professionali è sempre una buona cosa: “esperto CAD”, “progettista elettrico” o “giornalista” sono alcuni esempi.
Usa anche aggettivi per rinforzare la comunicazione e allontanare la freddezza delle bio asettiche, ad esempio “blogger entusiasta” o “chef curioso” per far percepire che non lavori solo per i soldi.
Successivamente, se rimane spazio, puoi aggiungere qualcosa di personale come “con l’hobby della fotografia” o “amante delle auto d’epoca”. Questo ti farà percepire in modo più caldo. Ricordati che le parole chiave sono importanti e che molti ti troveranno in base a quello che scriverai, ma cerca di non abusarne, perché l’effetto che otterrai sarà di farti trovare ma non farti seguire.