Nata a Roma il 24/09/1989 Laurea triennale in Lettere Moderne alla Sapienza di Roma Laurea magistrale in Scienze Storiche presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna Diploma in Danza Il giornalismo, il mestiere che avevo promesso a me stessa di non intraprendere mai. Il rumore dei tasti della Lettera32 della Olivetti rimbombava in un salone dalle pareti di legno e carta. A battere senza sosta sulla macchina da scrivere era il nonno, circondato dai libri della sua conoscenza. Insieme ad Indro Montanelli aveva da poco lasciato Il Giornale e finalmente era tornato a Roma ad insegnarmi che la libertà, propria e degli altri, va difesa. E io volevo essere libera di fare altro, di fare la mia parte nella società senza farmi condizionare dalla passione, la tenacia, la cultura di quel giornalista. A 17 anni vinco un premio letterario nazionale con un saggio sulla comunicazione e i mass media ma l’anno dopo decido di iscrivermi a Medicina e Chirurgia. Durante le lezioni di anatomia però, scappo a seguire quelle sul Tasso e sull’Ariosto e allora capisco che è meglio laurearsi in Lettere Moderne alla Sapienza di Roma per poi andare a Bologna a studiare Storia contemporanea. Scrivo il primo articolo pubblicato dall’Università: è sulle morti degli operai di Porto Marghera. Per la tesi di laurea magistrale giro l’Italia tra fabbriche fallite durante la crisi economica che ripartono grazie a lavoratori coraggiosi: intervisto decine di operai e mentre scrivo, capisco l’importanza che ha cercare storie e saperle raccontare. La Lettera32 intanto si era trasformata in un computer e per tutti questi anni e fino all’ultimo giorno, il rumore dei tasti aveva continuato a rimbombare nel salone. Finché si ferma. Quell’attimo non è ancora passato ma in quell’istante capisco che l’unico mestiere che voglio intraprendere, è il giornalismo.

Nata a Roma il 24/09/1989 Laurea triennale in Lettere Moderne alla Sapienza di Roma Laurea magistrale in Scienze Storiche presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna Diploma in Danza Il giornalismo, il mestiere che avevo promesso a me stessa di non intraprendere mai. Il rumore dei tasti della Lettera32 della Olivetti rimbombava in un salone dalle pareti di legno e carta. A battere senza sosta sulla macchina da scrivere era il nonno, circondato dai libri della sua conoscenza. Insieme ad Indro Montanelli aveva da poco lasciato Il Giornale e finalmente era tornato a Roma ad insegnarmi che la libertà, propria e degli altri, va difesa. E io volevo essere libera di fare altro, di fare la mia parte nella società senza farmi condizionare dalla passione, la tenacia, la cultura di quel giornalista. A 17 anni vinco un premio letterario nazionale con un saggio sulla comunicazione e i mass media ma l'anno dopo decido di iscrivermi a Medicina e Chirurgia. Durante le lezioni di anatomia però, scappo a seguire quelle sul Tasso e sull'Ariosto e allora capisco che è meglio laurearsi in Lettere Moderne alla Sapienza di Roma per poi andare a Bologna a studiare Storia contemporanea. Scrivo il primo articolo pubblicato dall'Università: è sulle morti degli operai di Porto Marghera. Per la tesi di laurea magistrale giro l'Italia tra fabbriche fallite durante la crisi economica che ripartono grazie a lavoratori coraggiosi: intervisto decine di operai e mentre scrivo, capisco l’importanza che ha cercare storie e saperle raccontare. La Lettera32 intanto si era trasformata in un computer e per tutti questi anni e fino all'ultimo giorno, il rumore dei tasti aveva continuato a rimbombare nel salone. Finché si ferma. Quell'attimo non è ancora passato ma in quell'istante capisco che l'unico mestiere che voglio intraprendere, è il giornalismo.